Gli effetti collaterali del controllo- di Giulio De Santis, Psicologo a Milano, Bologna, San Benedetto del Tronto

Il destino, il caso, la morte. Tre parole che, quando usate, ne includono sempre una quarta: il controllo. Da ciò che ho imparato nella mia esperienza clinica e nella mia formazione, la maggioranza delle patologie ha a che fare con il controllo, una facoltà tanto utile quanto ingabbiante, tanto importante quanto sopravvalutata e che, se utilizzata eccessivamente, diventa la responsabile di problemi di ogni genere.

Fin da quando veniamo al mondo ci insegnano che se stiamo attenti, se prevediamo, se controlliamo, ne trarremo sicuramente un vantaggio; controllare è cosa buona e giusta in quanto ci permette di prepararci e di evitare di cadere nei tranelli che la vita ci pone ogni giorno; ci aiuta a programmare, a selezionare, a ordinare, a raggiungere traguardi, ma anche a rassicurarci e a illuderci. Da sempre l’essere umano cerca di controllare due cose in particolare: il caso e la morte. Da qui nasce il bisogno di credere alle religioni e alle probabilità, due cose impossibili da provare se non attraverso supposizioni, scelte, anche se li chiamiamo “doni” o “calcoli”. Infatti, sebbene si dica che la fede sia un “dono” in realtà si sceglie di credere e chi parla di “dono” è perché già crede in qualcosa di soprannaturale che possa “donare”; è come dire “La migliore astuzia di Satana è far credere che lui non esista”, ciò ne presuppone l’esistenza a priori, si chiama “affermazione autodeterminante”. Il calcolo delle probabilità in realtà ci fornisce solo una probabilità stessa, poiché ognuno è il 100% di se stesso! Provate a dire ad una persona che ha vinto al superenalotto che la probabilità di vincere è pari a 1 su 622.614.630 e che c’è più probabilità di venire colpiti da un fulmine o che un meteorite colpisca la Terra… vi risponderà “Sì, ma io ho vinto!” Lungi da me il voler spingere a giocare al superenalotto, ciò ci aiuta a capire che il tanto decantato controllo può essere utile in moltissime cose, ma quando si irrigidisce su se stesso diventa il responsabile di guai di ogni genere.

Alcuni esempi: gli attacchi di panico non sono altro che il tentativo della mente moderna di controllare una reazione di ansia sana in risposta ad uno stimo ansiogeno; il disturbo ossessivo compulsivo (DOC) è la regina delle patologie basate sul controllo, i rituali di controllo servono a placare l’ansia derivante dai dubbi, la stessa cosa vale per il controllo che tutto sia in ordine o pulito; i disturbi alimentari sono basati sul controllo del piacere così come i disturbi sessuali, l’ipocondria sul controllo delle malattie, la patofobia su quello dei sintomi di malattie con morte fulminante e in special modo sul battito cardiaco, la fobia è il massimo del controllo che sfocia nell’evitamento per l’impossibilità di controllare lo stimolo fobico (animali, insetti, sporco, contaminazione, aghi…), il dismorfismo corporeo sul controllo dei difetti, la paranoia il più delle volte sul controllo degli altri, l’ansia da prestazione sul controllo della performance e il dubbio patologico sul controllo della scelta. Il dubbio patologico, argomento che mi ha visto co-autore del libro Cogito ergo soffro pubblicato per Ponte alle Grazie con il mio maestro Giorgio Nardone, è la matrice del controllo stesso, ciò da cui tutto parte e a cui tutto torna poiché coincide con la facoltà di pensare. Se, dunque, per ogni disturbo c’è una formazione, la stessa deve esserci anche per le soluzioni. Ma come fare? Si può guarire dalla malattia del controllo con il controllo stesso? In un certo senso sì, ma solo se chiamiamo in aiuto la logica non ordinaria, ramo della filosofia fin troppo sottovalutato poiché nascosto sempre dalla sua antagonista per eccellenza, la logica ordinaria aristotelica con i suoi principi di non contraddizione, di identità, di coerenza e vero o falso terzo escluso. Alle persone a digiuno di filosofia tutto questo può sembrare arabo e lo sarebbe ancora di più qualora decidessi di cimentarmi in una spiegazione filosofica. Vi basti sapere che nella logica ordinaria la contraddizione, il paradosso e la credenza sono la regola; tutte e tre rientrano nella logica dell’autoinganno. Non è fantascienza! Ci sono fior di libri su questo argomento, ma pochi hanno avuto il coraggio di impegnarsi nel rendere pratiche queste teorie e sfruttarle per la risoluzione di problemi umani. Certo! Perché l’essere umano è per sua natura incoerente, paradossale e segue delle credenze tutt’altro che razionali.

Attraverso l’applicazione della logica non ordinaria e delle tecniche sviluppate da Giorgio Nardone  si possono trovare metodi risolutivi per problemi umani ricalcando la logica del problema, attraverso la comunicazione, la relazione e, appunto, la tecnica. È per questo che, mediante specifici training, insegniamo alle persone ad aumentare l’ansia per diminuirla, a bloccare le risposte per inibire le domande, a concederci il piacere affinché non diventi irrinunciabile, a partire dopo per arrivare prima, storcere per drizzare, mentire dicendo la verità, a solcare il mare all’insaputa del cielo. Questa è solo una parte della teoria e della pratica della Psicoterapia Breve Strategica che il Prof. Giorgio Nardone ha sviluppato all’interno del Centro di Terapia Strategica di Arezzo, una fabbrica di idee che realizza protocolli di trattamento specifici per disturbi psicologici, una realtà che fa del proprio lavoro un’arte raggiunta con il rigore della pratica.

Dr. Giulio De Santis

PSICOLOGO – PSICOTERAPEUTA

Specialista in

PSICOTERAPIA BREVE STRATEGICA

Affiliato al CTS di Arezzo diretto dal Prof. Giorgio Nardone

Coordinatore CTS – Bologna

riceve a Milano, Bologna, San Benedetto del Tronto (AP)

Tel.: 3333763710 e-mail: desantisgiulio@gmail.com

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