Paranoia e manie di persecuzione
Una persona entra in sala d’attesa con aria guardinga e inizia a scrutare tutti i presenti con fare dubbioso, attento a qualsiasi segnale di minaccia nei propri confronti. Appoggia l’ombrello fuori dal portaombrelli per evitare che qualcuno lo scambi con il suo, si toglie il cappotto e lo mette vicino a sé affinché nessuno tenti di rubarlo, si siede, prende un giornale e fa finta di leggere coprendosi il viso, ma in realtà controlla tutti con la coda dell’occhio, alternando un falso atteggiamento di rilassatezza a continui controlli alla sua borsa, al suo portafogli e alle chiavi della sua auto. Ad ogni rumore lui scatta sulle difensive in cerca di qualsiasi cambiamento che possa in qualche modo minacciarlo; le persone presenti, sentendosi osservate, lo guardano con sospetto e si mettono anche loro sulle difensive, dopotutto, chi non lo farebbe in presenza di un comportamento così inquietante? L’uomo li osserva e trova la conferma del fatto che hanno qualcosa contro di lui poiché lo stanno osservando con un’aria sinistra e magari sono intenzionati a nuocerlo e giocargli un tiro mancino, non si sente ben accetto, si sente rifiutato, sotto giudizio, vive in uno stato di ansia continua a causa di quegli sguardi intrusivi: ha appena inventato una realtà sulla base delle sue credenze.
Il dubbio diventa più fitto, pervade l’intera esistenza, si trasforma in sospetto, è il principio della paranoia.
La paranoia, a causa della sua particolare capacità di mimetizzarsi sotto le sembianze di altri disturbi, viene spesso male diagnosticata o sottovalutata da molti specialisti del settore.
La classificazione fu introdotta per la prima volta nell’Ottocento da Emil Kraeplin, che chiamava “paranoia pura” l’insieme dei disturbi che si basano su credenze illusorie, non per forza collegate a idee di persecuzione. Ai giorni nostri, nella classificazione del DSM, le ideazioni paranoiche si ritrovano nel Disturbo Paranoide di Personalità, nel Disturbo Delirante Tipo Persecutorio e nella Schizofrenia Tipo Paranoide.
I paranoici non si fidano di nessuno, solo di loro stessi, questo li porta a pensare che nessuno verrebbe in loro aiuto nel momento del bisogno, pertanto si guardano bene dal chiederlo, non si confidano e non entrano in intimità molto facilmente poiché temono che le informazioni rivelate possano essere utilizzate contro di loro. Un errore di una persona è interpretato come un imbroglio nei suoi confronti, una battuta scherzosa diventa un attacco, un complimento diventa un modo elegante di esprimere una critica, un’offerta d’aiuto, anche se ricevuta da una persona cara, si trasforma in una dichiarazione di incapacità.
Queste persone non sono in grado di discriminare tali sottigliezze, poiché costantemente colte da risentimento, come sono anche incapaci di dimenticare insulti, offese e ingiurie che credono di aver ricevuto. Questo atteggiamento li porta spesso a dubitare della fedeltà del proprio partner, sul quale esercitano un completo controllo per evitare di essere traditi, mettendone continuamente in dubbio le azioni e le intenzioni. La credenza che tutti ce l’abbiamo con loro, inoltre, sottende a quella di essere persone sempre al centro dei pensieri di tutti, sentimento che li spinge a volte a mostrare delle fantasie grandiose irrealistiche e ad essere per questo percepiti come “fanatici” “narcisisti” e “vanitosi”.
La difficoltà di questi soggetti ad avere delle relazioni di amicizia è da attribuire al loro essere spesso polemici, lamentosi, biasimatori, ostili, sospettosi, ipervigili; non di rado appaiono individui misteriosi e freddi, all’apparenza privi di sentimenti teneri, ma nascondono una profonda labilità riguardo la loro sfera affettiva. Per questo motivo ci sono buone ragioni per credere che una buona parte dei pazienti che arrivano in studio con una diagnosi di “fobia sociale” di “Disturbo evitante di personalità” (la forma più ampia di fobia sociale) o di “Disturbo schizotipico di personalità”, o che lamentano situazioni di “mobbing”, nonché gli stalker e talvolta anche chi crede di essere vittima di stalking, sia “solo” affetta da ideazioni paranoiche.
L’evoluzione più grave della condizione paranoica è quella di credere di essere perseguitati, spiati, o che gli altri possano avere cattive intenzioni nei propri riguardi, fino ad arrivare a forme di deliri e psicosi con contenuti relativi alla credenza che qualcuno sia intenzionato a mettere del veleno nel proprio bicchiere, o alla sensazione di essere costantemente pedinati, di essere vittima di una manipolazione psicologica o di un complotto, o di essere infiltrati della CIA. In ambito psichiatrico è opinione condivisa ricondurre la paranoia a questa sua forma, costruita sulla base di un delirio cronico a tema persecutorio, caratterizzato da una razionalità d’esposizione che spesso fa descrivere il delirio come “delirio lucido”. Chi vuole approfondire l’argomento può leggere anche gli l’articoli:
Dr. Giulio De Santis
Psicologo – Psicoterapeuta – Specialista in
PSICOTERAPIA BREVE STRATEGICA
Affiliato al CTS di Arezzo diretto dal Prof. Giorgio Nardone
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