Il suicidio e l’effetto Werther di Giulio De Santis – Psicologo a Milano, Bologna, San Benedetto del Tronto
Tra i giornalisti è risaputo che parlare di suicidi ne fa aumentare il numero, tanto che alcuni professionisti decidono espressamente di evitare di parlarne per bloccare le emulazioni. In psicologia tale fenomeno è denominato “effetto Werther” ricalcando il famoso romanzo di Goethe “I dolori del giovane Werther” in cui il protagonista si suicida per una delusione sentimentale. In seguito al successo di questo libro, infatti, innumerevoli furono i suicidi in tutta Europa (Philips, 1979). Questo meccanismo, come sottolinea Philips (1974), si nota anche per tragedie quali incidenti aerei e atti criminali che, se pubblicizzati, stimolano meccanismi che portano a replicare eventi dello stesso tipo.
In un mondo collegato attraverso social networks e mass media di ogni tipo, questo rischio aumenta a dismisura poiché, agli scoop di cui sono alla ricerca i giornali, si aggiungono i link delle persone che vogliono condividere questo tipo di notizie, che o non sono a conoscenza o trascurano il potere di questo effetto, oramai ben conosciuto nel mondo della psicologia. Psicologi e psicoterapeuti, in questo periodo, potranno confermare tutto ciò dalle affermazioni dei propri pazienti che, in un’epoca così difficile, spinti dalla divulgazioni delle notizie di altre persone che si tolgono la vita, iniziano a dichiarare di contemplare l’idea di tale prospettiva. Se da una parte è vero che chi lo dichiara difficilmente lo mette in pratica e che la maggior parte dei tentativi di suicidio sono “solo” richieste di aiuto o atti svolti per vantaggi secondari, dall’altra c’è una grande percentuale di persone che, in virtù del fatto che vengono a conoscenza delle notizie riguardanti molte altre persone che stanno compiendo questa scelta, possono iniziare a considerare questa alternativa come possibile. Il problema dei giorni nostri è che, dati alla mano, i numeri dei suicidi non sono aumentati, è aumentata solo l’intensità dell’informazione per fini strumentali!
Circa 2000 anni fa, nella città di Mileto, avvenne un episodio paragonabile all’effetto Werther. Plutarco ci racconta che venne a crearsi una catena di suicidi di giovani donne che, una dopo l’altra, decidevano di togliersi la vita; sembrava, con le sue parole, che l’aria fosse avvelenata da qualcosa che spingesse loro a questi tragici atti (Sirigatti, Stefanile, Nardone, 2008). La soluzione fu trovata da un anziano saggio che, analizzata la situazione, fece ordinare che il corpo delle suicide fosse esposto nudo, fino alla putrefazione, nella piazza del mercato. I suicidi cessarono immediatamente.
Tuttavia, la prospettiva più interessante è quella di Camus, esposta nel suo libro “il mito di Sisifo” che riprende il mito, appunto, di Sisifo, condannato in eterno a portare fin sulla cima di un monte un masso che, puntualmente, ricade giù. Così è la vita di chi sta per decidere di suicidarsi, così si sente chi, ascoltando la notizia di altre persone che compiono lo stesso atto per le stesse ragioni, inizia a pensare di farla finita. Camus, però, dopo aver descritto come il suicidio debba essere l’unico argomento filosofico degno di nota e aver argomentato di come sia davvero l’unica vera libertà dell’uomo (la libertà di venire a patti con la morte), arriva a dichiarare che proprio per questo motivo siamo sempre in tempo a rimandarlo, e nel frattempo reagire, continuando a vivere per protestare contro l’assurdità della vita.
La nostra libertà intrinseca, dice Camus, ci fa porre la domanda: “la vita umana vale la pena di essere vissuta?” Rispondere di no significa respingere tale libertà.
[Camus A., Il mito di Sisifo, Milano: Bompiani, 1947; Phillips, D. (1974). The influence of suggestion on suicide: substantive and theoretical implications of the Werther effect, American Sociological Review, 39, 340-354; Phillips, D. (1979). Suicide, motor vehicle fatalities, and the mass media: evidence toward a theory of suggestion.American Journal of Sociology, 84, 1150-1174; Plutarco, Moralia, 249 b; Sirigatti S., Stefanile C., Nardone N., Le scoperte e le invenzioni della psicologia, Milano: Ponte Alle Grazie, 2008]
Dr. Giulio De Santis
PSICOLOGO – PSICOTERAPEUTA
Specialista in
PSICOTERAPIA BREVE STRATEGICA
Affiliato al CTS di Arezzo diretto dal Prof. Giorgio Nardone
Coordinatore CTS – Bologna
riceve a Milano, Bologna, San Benedetto del Tronto (AP)
Tel.: 3333763710 e-mail:desantisgiulio@gmail.com