Il dubbio e l’ossessione di Giulio De Santis – Psicologo Milano – Bologna – San Benedetto del Tronto
Il dubbio è alla base delle ossessioni, esso stesso è il responsabile della loro formazione, le crea e le influenza in maniera diversa, dando vita a disturbi differenti tra loro e spesso caratterizzati da una creatività a dir poco incredibile.
Spesso si sente parlare di ossessione, tanto da divenire un termine del linguaggio comune ed essere utilizzato per descrivere un’idea che procura particolare ansia, un pensiero ricorrente che occupa gran parte dei nostri pensieri. Ossessivo deriva da obsidere (assediare), tuttavia anche una persona tanto amata o tanto odiata può rappresentare un’ossessione perché la si odia o la si ama talmente tanto che solo il pensiero richiama forti emozioni, fino a quando, in casi estremi, il dubbio inizia a spingersi oltre e a diventare sospetto, tanto da invadere l’intera esistenza e limitare un individuo nello svolgimento delle azioni quotidiane.
La classificazione adottata dalla Psicologia e dalla Psichiatria classica, il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM), riconduce le ossessioni, e quindi il disturbo ossessivo-compulsivo, ai disturbi d’ansia e ne descrive gli aspetti principali, tra i quali i più importanti sono ossessioni o compulsioni ricorrenti, sufficientemente gravi da far impiegare tempo o da causare disagio marcato o menomazione significativa.
Tutti noi abbiamo delle piccole ossessioni e, in alcuni casi, sono utili, poiché ci stimolano ad andare avanti nel raggiungimento degli scopi che ci proponiamo e a controllare gli eventuali pericoli ed ostacoli da aggirare; spesso sono più forti in periodi di stress o quando dobbiamo affrontare delle situazioni particolari, ma in alcuni soggetti esse sono delle immagini persistenti e sono vissute come intrusive, inappropriate e causano uno stato di ansia e di disagio molto marcati. Questa consapevolezza, in ambito psichiatrico, viene chiamata “egodistonia” per sottolineare il carattere estraneo del contenuto delle ossessioni e la incapacità nel controllarle.
Il DSM distingue tra disturbo ossessivo-compulsivo e disturbo ossessivo-compulsivo di personalità, ponendo come differenza tra i due la presenza dei rituali nel primo e non nel secondo.
Questo significherebbe che chi ha un disturbo ossessivo compulsivo può non avere un disturbo di personalità ossessivo compulsiva? Secondo il DSM è possibile, ma esiste anche la possibilità che i due disturbi coesistano e, in tal caso, possono essere diagnosticati entrambi. Il concetto di personalità, però, è molto vago: già Ippocrate, nel 300 a.C. ne aveva proposto una classificazione, ma quanti di noi definirebbero il proprio modo di vivere come caratterizzato da una sola personalità? Il DSM, inoltre, prevede una serie di comorbidità con altri disturbi molto elevata, infatti spesso giungono in studio pazienti con diagnosi di psicosi che sono “solo” dei disturbi ossessivo-compulsivi molto gravi e, quindi, curabili con successo.
Pertanto, in un’ottica strategica, si preferisce intendere come “disturbi di personalità” quelli caratterizzati da fattori di comorbidità, mentre si ritiene opportuno seguire l’evoluzione di quei disturbi che più di altri si prestano ad una classificazione in base alle soluzioni trovate per risolverli, soluzioni che si evolvono all’evolversi dei disturbi.
Dr. Giulio De Santis
PSICOLOGO – PSICOTERAPEUTA
Specialista in
PSICOTERAPIA BREVE STRATEGICA
Affiliato al CTS di Arezzo diretto dal Prof. Giorgio Nardone
Coordinatore CTS – Bologna
Riceve a: Milano, Bologna, San Benedetto del Tronto
Tel.: 3333763710 e-mail: desantisgiulio@gmail.com
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