Cartesio e il dubbio patologico di Giulio De Santis – Psicologo Milano – Bologna – San Benedetto del Tronto

frans_hals_-_portret_van_rene_descartesPer mille anni l’arte del dubbio venne monopolizzata dai dogmi della religione cattolica fino a quando, intorno al 1600, ritornò a far tremare le certezze che il cattolicesimo aveva sparso. Nacquero così le diverse interpretazioni della Bibbia, le quali verità iniziarono ad essere messe in discussione dalle prime importanti scoperte scientifiche che portarono nuove informazioni sulla conoscenza del mondo. Dal 1100 fino alla seconda metà del 1600, infatti, la Chiesa condannò qualsiasi teoria contraria all’ortodossia cattolica tramite i tribunali inquisitori, pena la morte, spesso inflitta con pratiche atroci quali la tortura e il rogo. A tale morte scampò Galileo Galilei tramite atto di abiuro, vivendo i restanti giorni della sua vita agli arresti domiciliari, ma le torture e le fiamme del rogo non risparmiarono Giordano Bruno che si rifiutò di abiurare le sue teorie universali sulla natura di Dio e dell’universo, teorie recentemente condivise da Papa Benedetto XVI. A causa di questi orribili atti, per i quali solo recentemente, attraverso Papa Giovanni Paolo II, la Chiesa ha espresso il suo “rammarico”, il mondo ha perduto definitivamente un grande numero di “eretici”, che etimologicamente significa “coloro che hanno la possibilità di scelta”.

In questo periodo crebbe Renè Descartes, meglio conosciuto come Cartesio, il quale concentrò i primi studi sui rapporti tra il mondo, la mente e Dio, dando vita al primo dei sistemi metafisici che verranno poi sviluppati. Non stupisce che anche la morte di Cartesio rimanga dubbia; ufficialmente morì di polmonite, ma il filosofo tedesco Theodor Ebert dell’Università di Erlangen, nell’opera “La misteriosa morte di René Descartes”, avanza l’ipotesi di un avvelenamento da arsenico tramite un’ostia intrisa nel veleno. Il fautore dell’avvelenamento sarebbe un certo Francois Vioguè, monaco cappellano dell’ambasciata francese di Stoccolma, incaricato da Papa Innocenzo X di operare come “missionario del nord” per la conversione della regina svedese al cattolicesimo. Il movente coinciderebbe con la lotta del fanatico monaco contro gli ideali illuministi anticlericali che impedivano la conversione della regina Cristina. Non a caso la Chiesa cattolica nel 1663 mise all’Indice le sue opere, responsabili di una visione meccanicistica del rapporto corpo-mente che sfortunatamente pervase comunque gran parte della storia della medicina e dello studio della mente. Infatti la prima grande distinzione prodotta da Cartesio, che ha influenzato e purtroppo continua ad influenzare alcuni approcci del recente mondo della psicologia,  fu quella tra mente e materia, res cogitans e res extensa, mente e corpo, sostanza pensante e sostanza estesa.

Il metodo del dubbio di Cartesio consisteva in un costante ed ossessivo dubitare di qualsiasi opinione su qualsiasi cosa che lasciasse adito ad una visione alternativa su di essa, metodo che influenzerà la teoria della conoscenza fino a Popper ed al suo principio di falsificabilità.

La prima fase del metodo del dubbio si identifica con una differenziazione generalizzante: la distinzione tra sensi e ragione. Iniziando a dubitare dei sensi, Cartesio giunse facilmente alla conclusione che, come ci insegnano le allucinazioni, qualche volta essi ci ingannano: non possiamo perciò basare un’opinione su di essi. A volte però, continua, i sensi non ci ingannano; per poter dubitare dei nostri sensi c’è bisogno di un’ipotesi sconvolgente, l’ipotesi del sogno. L’ipotesi del sogno mette in dubbio la nostra vigilanza quando crediamo di essere vigili. In altre parole Cartesio sostiene che, se quando sogniamo tutto ci appare vero e non possiamo distinguere le nostre esperienze dallo stato di veglia, non abbiamo mezzi per sostenere che tutta la nostra vita e tutte le nostre esperienze sensibili non siano altro che un sogno. Pertanto, conclude, non possiamo credere che le sensazioni ci aiutino nella conoscenza del mondo esterno. Shakespeare direbbe “Viviamo sognando o sogniamo di vivere?”.

Anche la possibilità di sognare verità matematiche, le uniche delle quali egli crede non si possa dubitare, viene messa in discussione da un’altra originale ipotesi: l’ipotesi di un fantomatico genio maligno che ci inganna anche sulle verità più certe. Tale ipotesi fa supporre l’esistenza di un genio maligno che inganna tutti su tutto senza che alcuna persona se ne possa rendere conto, ipotesi che renderebbe nulla la possibilità di conoscere con certezza cosa alcuna. Qualsiasi verifica a qualsiasi verità sarebbe camuffata con l’inganno da suddetto genio, intento a far apparire corretto ciò che corretto non è. In tale situazione, mai potremmo essere sicuri dei concetti dettati dalla nostra ragione, pertanto anche tutto ciò che si pensa mentre si legge questa riga di questo articolo potrebbe essere un sogno, o il frutto di un inganno di un malvagio demone.

Dopotutto si può pensare la guerra come strumento di pace, si può essere convinti che sia opportuno sterminare ebrei, o credere che il destino sia scritto da Dio e che il far cadere in tentazioni sia il mestiere del diavolo: in questi termini l’ipotesi del genio maligno potrebbe risultare forse meno fantasiosa.

Cartesio arriva a dubitare su tutto e di tutto, ma trova una via di fuga sostenendo che benché si possa dubitare di ogni cosa, per dubitare si deve esistere: Cogito ergo sum, dubito, penso, dunque esisto. Non contento, da bravo ossessivo, Cartesio si pose a questo punto un’altra domanda alla quale diede una risposta che può apparire tanto stupida quanto geniale, forse la più semplice che si sia mai dato e per questo la più vera secondo il suo punto di vista.  Egli si chiese: “Come so di essere una cosa che pensa?” La risposta fu che riesce a vedere in modo chiaro e distinto che è così. Per capire cosa intende Cartesio per cosa chiara e cosa distinta dobbiamo rispolverare le pagine del suo Principi di filosofia (René Descartes, I principi di filosofia, parte I, § XLV, in id., opere filosofiche, cit., pag. 620):

 

Chiamo chiara la percezione presente e manifesta allo spirito che vi rivolge l’attenzione: come diciamo di vedere chiaramente cose che sono presenti all’occhio che le fissa, stimolandolo abbastanza fortemente. Chiamo, invece, distinta quella percezione che, essendo chiara, è separata da tutte  le altre, e precisa così da non contenere nient’altro se non ciò che è chiaro”.

Le uniche idee chiare e distinte sarebbero quelle che lui chiama “innate”, provenienti dalla ragione e identifica in Dio la fonte di tale idee. La ragione raggiunge i connotati di una divinità, pertanto Dio sarebbe buono poiché se fosse maligno sarebbe imperfetto; questa affermazione presuppone l’esistenza di un Dio perfetto a priori. Così anche l’ipotesi del genio maligno viene scartata con un’argomentazione che, trovando la sua struttura nella ragione, pare essere indotta anch’essa dal genio stesso dal momento che presuppone l’esistenza di un Dio che non viene dimostrata. Tale ragionamento è simile all’affermazione “la più grande astuzia di Satana è far credere che non esista”, affermazione autodeterminantesi poiché sottintende la sua esistenza a priori.

Questa, per Descartes, sembrerebbe essere la risposta della quale non si possa dubitare, evita però di mettere in dubbio che questo sia un buon criterio. Ovviamente nel gioco del dubbio, come ci insegna la clinica del dubbio patologico (Nardone G., De Santis G., 2011.Cogito ergo soffro. Milano: Ponte alle Grazie), non c’è fine. Se si vuole, si può andare avanti all’infinito nel dubitare, fino a bloccarsi collassando su se stessi; infatti il metodo del dubbio fu il responsabile di obiezioni alle quali nemmeno Cartesio riuscì a fornire una risposta ragionevole.

I razionalisti, ovviamente, si schierano in difesa di Cartesio; tra questi è opportuno ricordare, nel campo della linguistica, Noam Chomsky. Egli avanza l’idea del fenomeno della proiezione e dichiara che sia impossibile spiegare empiricamente come fanno i bambini a inventare delle frasi dalla grammatica corretta pur non avendole mai udite prima, tesi a favore di un’interpretazione di queste facoltà come capacità innate.

Dr. Giulio De Santis

PSICOLOGO – PSICOTERAPEUTA

Specialista in

PSICOTERAPIA BREVE STRATEGICA

Affiliato al CTS di Arezzo diretto dal Prof. Giorgio Nardone

Coordinatore CTS – Bologna

Riceve a: Milano, Bologna, San Benedetto del Tronto

Tel.: 3333763710 e-mail: desantisgiulio@gmail.com

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