Riassunto Primo incontro discorseria psicologica 4 marzo 2013
Per chi si è perso il primo incontro a Grottammare (AP) e per chi vuole riflettere sugli spunti forniti, di seguito c’è un piccolo riassunto schematico.
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Dal libro Aiutare i genitori ad aiutare i figli di G. Nardone e l’equipe del Centro di Terapia Strategica di Arezzo
Modello iperprotettivo: lo scopo di questa tipologia di genitori è rendere la vita meno complicata possibile fino ad agire al posto dei figli. Accoglienza, protezione, amore, controllo, chiedere come stanno, cosa fanno, dove vanno, anticipare le difficoltà, i figli pretendono l’aiuto nei compiti, reagiscono con aggressività quando bisogni e desideri non vengono soddisfatti. Se tentano di evadere il controllo dei genitori iniziano i musi lunghi e i sensi di colpa. Il motto è: dicci cosa ti manca e te lo procureremo noi, in realtà significa che temono che loro non siano capaci con conseguente effetto profezia che si autoavvera . Possibili problemi derivanti da tale comportamento: problemi scolastici, delusioni amorose che portano a depressione, disturbi sessualità e dell’alimentazione. Soluzioni: boicottaggi alle richieste di aiuto dei figli per aumentare il loro senso di responsabilità
Modello democratico permissivo: assenza di gerarchie, dialogo, membri paritari, genitori e figli sono amici, lo scopo è l’assenza di conflitto, il bene è la pace, regole negoziate, no punizioni, nelle liti solitamente il genitore cede, il figlio sarà un tiranno pronto ad ottenere tutto con capricci e prepotenze. I genitori non sono punti di riferimento stabili e i figli li vanno a trovare fuori casa da coetanei aggressivi. Crescono pensando di essere quello che non sono. Problemi con alcol, droga e difficoltà scolastiche. Soluzioni: ridefinizione ruoli
Modello sacrificante: i genitori si sacrificano per promuovere il piacere e la soddisfazione dei figli che vengono esonerati da qualunque dovere. I genitori danno senza che venga fatta alcuna richiesta, con l’aspettativa non dichiarata che un giorno li ricompenseranno raggiungendo il successo e ottenendo tutto quello che loro non sono riusciti ad ottenere. Si sacrificano per tenere alto il livello della vita dei propri figli e i figli si vergognano del lavoro umile dei loro genitori squalificandoli costantemente. Sono attratti da miti e stereotipi di potere ma non sono in grado di lavorare per raggiungerli. Conseguenza 3 possibilità: 1 rientra in famiglia perché non riesce ad affrontare gli ostacoli del mondo esterno e ad integrarsi, (psicosi, disturbi dell’alimentazione, fobie) 2 è disposto a tutto per non tornare in famiglia e si integra in gruppi sociali per conformità a comportamenti di gruppo dominanti (ultrà, baby gang, emo), diventa violento anche con i genitori 3 abbraccia anche lui il modello di vita sacrificante ma se non riesce ad ottenere risultati scattano depressioni o disturbi alimentari. Soluzione: il genitore dovrebbe compiere un ulteriore sacrificio, quello di non sacrificarsi in nome del benessere del figlio (per esempio dicendo “Scusa ma non ce la faccio, ci siamo aspettati tanto da te, ma forse non sei in grado di farlo)
Modello intermittente: si alterna rigidità e morbidezza, valorizzazioni e squalifiche e i figli ugualmente sono a momenti ubbidienti e collaborativi e a tratti ribelli e oppositivi. Per la fretta di vedere risultati o per il dubbio che la strategia adottata non sia corretta i genitori di questo tipo la cambiano senza dare il tempo di dimostrarne l’efficacia. I genitori presi dal dubbio crescono figli instabili e incapaci di prendersi responsabilità. Soluzione: continuare a mantenere la rotta intrapresa
Modello delegante: i genitori reali delegano il loro ruolo alla famiglia allargata con il risultato che si creano dinamiche competitive tra le generazioni all’interno delle quali il ragazzo impara ad adottare comportamenti diversi con ognuno per ottenere quello che vuole. I genitori non sono punti di riferimento autorevoli, i nonni sono facili intermediari ma non assumono la guida, che viene a mancare. I figli crescono con l’attitudine a manipolare le persone a proprio vantaggio e sviluppano una dipendenza relazionale da figure di spicco o assumono comportamenti rischiosi allo scopo di mettersi alla prova. Soluzione: mettere ognuno davanti alla propria responsabilità
Modello autoritario: i genitori, ma in genere più il padre, cercano di esercitare il proprio potere sui figli. La vita in famiglia è basata sulla disciplina e sul dovere e il controllo dei propri bisogni e desideri, con punizioni anche improprie. L’atmosfera familiare è tesa, il padre è dominante e gli altri sono sudditi, la madre spesso svolge il ruolo della mediatrice. In genere i figli si ribellano e diventano soggetti conflittuali oppure si sottomettono sviluppando senso di frustrazione, repressione e incapacità di replica. Soluzioni: il giovane deve essere aiutato ad emanciparsi dai propri genitori.
Nessuno dei modelli sopra descritti è totalmente disfunzionale, ma l’irrigidimento in uno di questi porta a problematiche che possono sfociare in vere e proprie patologie.
Dr. Giulio De Santis
PSICOLOGO – PSICOTERAPEUTA
Specialista in
PSICOTERAPIA BREVE STRATEGICA
Affiliato al CTS di Arezzo diretto dal Prof. Giorgio Nardone
Coordinatore CTS – Bologna
Riceve a: Milano, Bologna, San Benedetto del Tronto
Tel.: 3333763710 e-mail: desantisgiulio@gmail.com