Come funziona la Terapia Breve Strategica- di Giulio De Santis -Psicologo Milano-Bologna-Ascoli Piceno-San Benedetto del Tronto-Grottammare

Come “funziona” la terapia breve strategica

La Terapia Breve Strategica è un intervento terapeutico breve (intendendo per “breve” al di sotto delle 20 sedute) che si occupa da una parte di eliminare i sintomi e i comportamenti disfunzionali per i quali la persona è giunta in terapia, dall’altra di produrre il cambiamento delle modalità attraverso cui questa persona costruisce la proprie realtà personale ed interpersonale.

Di conseguenza, la Terapia Breve Strategica rappresenta un intervento radicale e duraturo e non una terapia superficiale e meramente sintomatica. A differenza delle tradizionali terapie psicologiche e psichiatriche un terapeuta strategico non utilizza nessuna teoria sulla “natura umana” e, di conseguenza, nemmeno definizioni relative alla “normalità” e alla “patologia” psichica. In quest’ottica ci si interessa piuttosto alla “funzionalità” o “disfunzionalità” del comportamento delle persone e del loro modo di rapportarsi con la loro realtà. Quando ci si trova di fronte ad una difficoltà, sia essa personale, relazionale o professionale, la prima cosa che viene da fare per risolverla è utilizzare una strategia che appare produttiva (le tentate soluzioni) forse perché lo è stata in passato per una situazione simile. Se la strategia scelta funziona, la difficoltà si risolve in breve tempo; capita però talvolta che la strategia scelta non funzioni come ci si sarebbe aspettati e che questo porti ad intensificare ulteriormente gli sforzi compiuti in quella direzione dal momento che la soluzione pensata appare la più logica, ovvia, o l’unica possibile. Ma più si applica quella strategia e più la difficoltà iniziale sembra non solo non risolversi, ma addirittura complicarsi, trasformandosi in un vero e proprio problema strutturato. In questi casi sono proprio gli sforzi che la persona compie in direzione del cambiamento a mantenere la situazione immutata. Le tentate soluzioni messe in atto dal soggetto e dalle persone a lui vicine per cercare di risolvere il problema finiscono per alimentarlo e determinarne così la sua persistenza. Questi tentativi di soluzione sono spesso riconosciuti dalla persona stessa come non funzionali ma nonostante questo ella non riesce a fare altrimenti e sviluppa così una radicale sfiducia nella possibilità di un cambiamento della propria situazione problematica. Secondo il punto di vista strategico, partendo da premesse costruttiviste, per cambiare una situazione problematica, non è necessario svelarne le cause originarie (aspetto sul quale non si avrebbe possibilità di intervento), ma lavorare su come questo si mantiene nel presente, grazie alla ridondante ripetizione delle “tentate soluzioni” adottate. Per questo motivo il terapeuta strategico si focalizza fin dal principio della terapia sul rompere questo circuito vizioso che si è venuto a stabilire tra le tentate soluzioni e la persistenza del problema, lavorando sul presente piuttosto che sul passato, su “come funziona” il problema piuttosto che sul “perché esiste”. Sulla ricerca delle “soluzioni” piuttosto che delle “cause”. Scopo ultimo dell’intervento terapeutico diviene così lo spostamento del punto di osservazione del soggetto dalla sua posizione originaria rigida e disfunzionale (che si esprimeva nelle tentate soluzioni) ad una prospettiva più elastica e funzionale, con maggiori possibilità di scelta. In questo modo la persona acquisisce la capacità di fronteggiare i problemi senza rigidità e stereotipia, sviluppando un ventaglio di diverse possibili strategie risolutive. Per raggiungere questo obiettivo nella maniera più rapida ed efficace possibile, l’intervento strategico è di tipo attivo e prescrittivo e deve produrre risultati a partire già dalle prime sedute. Se questo non avviene, il terapeuta è comunque in grado di modificare la propria strategia sulla base delle risposte date dal paziente, fino a trovare quella idonea a guidare la persona al cambiamento definitivo della propria situazione problematica.

Parlando in percentuali, dagli studi condotti e pubblicati, (Watzlawick, Nardone, 1997) seguendo i parametri internazionali per la valutazione della efficacia e dell’efficienza delle psicoterapie, dal gruppo del C.T.S. di Arezzo nell’arco di 10 anni su un campione di 3.640 casi trattati, comprendente le varie patologie psicologiche, ben 86% con punte del 95% dei casi è stato risolto (ovvero con il completo superamento del disagio presentato dal paziente), mediante un trattamento di durata media pari a 7 sedute senza alcun uso di farmaci.

La tabella 1 riporta le percentuali di successo conseguito nei vari disturbi.

La scuola opera in diverse aree di intervento e formazione e offre diversi percorsi, primo tra tutti la scuola di specializzazione quadriennale in Psicoterapia Breve Strategica.

Dr. Giulio De Santis

PSICOLOGO – PSICOTERAPEUTA

Specialista in

PSICOTERAPIA BREVE STRATEGICA

Affiliato al CTS di Arezzo diretto dal Prof. Giorgio Nardone

Coordinatore CTS – Bologna

Riceve a: Milano, Bologna, San Benedetto del Tronto

Tel.: 3333763710 e-mail: desantisgiulio@gmail.com

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Tabella 1.

Disturbi d’ansia(nel 95% dei casi)-Disturbo da attacchi di panico con e senza agorafobia

-Disturbo d’ansia generalizzato

-fobia sociale

-disturbo post-traumatico da stress

-fobie specifiche

(nel 89% dei casi)

-ossessioni

-compulsioni

-disturbi somatoformiDepressione(nel 82% dei casi)-in tutte le formeDisordini alimentari(nel 83% dei casi)-anoressia

-bulimia

-vomiting

-binge eatingProblemi relazionali nei diversi contesti (coppia, famiglia, lavoro, sociale)(nel 82% dei casi)Problemi dell’infanzia e dell’adolescenza

(nel 82% dei casi)

-disturbo da deficit dell’attenzione con iperattività

-disturbo oppositivo-provocatorio

-mutismo selettivo

-disturbo da evitamento

-ansia da prestazione

-fobia scolare

-disturbo da isolamentoDisturbi sessuali(nel 91% dei casi)-difficoltà di erezione

-eiaculazione precoce

-vaginismo e dispaurenia

-disturbi del desiderioDisturbi legati all’abuso da internet(nel 80% dei casi)-la information overloading addiction: quando le informazioni non bastano mai

-on-line glambing: le scommesse in rete

-il trading on-line compulsivo

-la chat dipendenza

-la dipendenza da cybersesso

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