Programma Discorseria Psicologica – Giulio De Santis – Psicologo Psicoterapeuta – Milano – Bologna – Ascoli Piceno
Martedì 1 marzo 2011, ore 21.00
Paura, panico e fobie
Prevenirli e guarirli in tempi brevi
Immaginate di essere soli, tranquilli, alla fermata dell’autobus. Di colpo, come l’imboscata di un acerrimo nemico, sentite la vostra mente sfuggirvi. Il cuore impazzito scalpita come uno stallone al galoppo. La gola riempita dall’aria come dalla piena di un fiume, soffoca. La testa come sul ciglio di un burrone oscilla di vertigine, immagini e suoni si mischiano e si confondono. La paura dilaga in voi come lava da un vulcano, vi avvolge, vi strangola, più cercate di allentare il cappio e più vi stringe e vi costringe, provate a controllarla ma è lei che controlla voi. Volete fuggire ma non si può fuggire da se stessi, dalle proprie sensazioni. State impazzendo, o forse è giunta la vostra ora. All’improvviso un angelo vi accarezza: “Ciao amore, scusami per il ritardo”. Quegli attimi di panico, come nuvole penetrate dal sole, svaniscono: è la quiete dopo la tempesta, ma il sudore che vi gela la pelle vi ricorda che non è stato solo un brutto sogno.
Benvenuti nel mondo del panico. Da adesso la paura di questo nemico dentro di voi vi accompagnerà come un’ombra sinistra, più cercherete di cancellarla più vi ci perderete dentro.
Perdonate questo evocativo stratagemma letterario, ma è utile per far calare il lettore nella drammatica realtà delle persone che hanno a che fare quotidianamente con questo disturbo. Purtroppo, molto spesso coloro che si rivolgono a degli specialisti, spesso a medici, si sentono rispondere con frasi del tipo:: “Non è niente, sei tu che ti costruisci tutto!” – “Non hai una malattia organica, è solo la tua paura!” – “Non hai niente, è tutto nella tua testa!” – Purtroppo tali affermazioni, sebbene seguano logiche popolari del senso comune, risultano di pessimo effetto poiché evitano di considerare che un male immaginario può essere peggiore di uno reale e può divenire nei suoi effetti più reale di qualunque realtà, abbassare drammaticamente il livello della qualità della vita e portare addirittura a malattie e disturbi di origine psicosomatica. Inoltre la paura, meccanismo difensivo per natura, utile alla sopravvivenza e al mantenimento della specie, è la più potente tra le sensazioni umane arcaiche e per questo la meno sottomessa al controllo attraverso la razionalità e la ragione. Speranza e ottimismo nulla possono contro questa sensazione così primitiva.
Il protocollo messo a punto in venti anni di ricerca all’interno del Centro di Terapia Strategica di Arezzo è stato esportato in tutto il mondo e ottiene risultati che si fa fatica a credere possibili, si parla di un successo pari all’87% dei casi risolti in meno di 7 sedute, con picchi del 93%.
L’obiettivo di questa serata èdi presentare, a livello informativo, come sia possibile intervenire strategicamente ed in maniera rapida su problemi che possono davvero invalidare la vita di una persona senza per forza dover passare una vita in terapia.
Mercoledì 6 aprile 2011, ore 21.00
Ossessione, compulsione e manie
Alcuni motociclisti professionisti compiono dei rituali prima di salire in moto, i calciatori fanno strani gesti prima di entrare in campo, gli attori compiono bizzarre e improbabili serie di movimenti prima di cavalcare il palcoscenico, per non parlare dei numerosi rituali tipici di tutte le religioni. In questi casi, come in tanti altri, tali rituali svolgono una funzione positiva, poiché aiutano a concentrarsi nella performance e ad evitare di commettere errori, nonché a vivere la propria spiritualità nel migliore dei modi. Fin qui tutto bene, tutti noi abbiamo i nostri piccoli rituali e guai a toglierli! Per alcune persone, invece, tutto ciò diventa un inferno. Chi soffre di un disturbo ossessivo compulsivo vede la sua giornata scandita da cose da ripetere dettagliatamente che ormai hanno perso il senso e il ruolo che avevano nel momento della loro prima attuazione. Così c’è chi si alza diverse volte dal letto per controllare di aver chiuso bene porte e finestre o il gas, attuando un controllo che prevede gesti ripetuti e talvolta la recita di filastrocche senza senso o di spostamenti di oggetti vari; c’è chi pulisce compulsivamente ogni angolo della casa nel tentativo di mantenerla pulita quasi fosse un tempio; altre persone evitano addirittura di uscire di casa a causa dei loro rituali, trasformando il loro disturbo in uno di tipo fobico.
Manie, ossessioni e rituali nascono come tentativo di difendersi da ciò che si teme, sia esso lo sporco, la contaminazione, l’esito infausto di un esame, furti, incidenti, la morte di una persona cara e così via. Ripetuti per un certo periodo di tempo, questi divengono azioni o pensieri dei quali non si può più fare a meno. La soluzione diviene quindi una trappola dalla quale la persona non riesce ad uscire e che spesso porta a sconvolgere, oltre che la sua vita, anche quella delle persone care.
Appare quindi molto importante affrontare questo argomento soprattutto perché ci siamo resi conto che questi disturbi non colpiscono soltanto gli adulti ma sempre più spesso i bambini, anche in tenera età.
L’obiettivo di questo incontro è di definire che cosa sia il disturbo ossessivo – compulsivo nelle sue diverse varianti, quali siano gli indicatori da osservare in un’ottica di prevenzione e come sia possibile intervenire strategicamente su un problema così complesso ed invalidante.
Martedì 3 maggio 2011, ore 21.00
Paranoia, manie di persecuzione e fobia sociale
Una persona entra in sala d’attesa con aria guardinga e inizia a scrutare tutti i presenti con fare dubbioso, attento a qualsiasi segnale di minaccia nei propri confronti. Appoggia l’ombrello fuori dal portaombrelli per evitare che qualcuno lo scambi con il suo, si toglie il cappotto e lo mette vicino a sé affinché nessuno tenti di rubarlo, si siede, prende un giornale e fa finta di leggere coprendosi il viso, ma in realtà controlla tutti con la coda dell’occhio, alternando un falso atteggiamento di rilassatezza a continui controlli alla sua borsa, al suo portafogli e alle chiavi della sua auto. Ad ogni rumore lui scatta sulle difensive in cerca di qualsiasi cambiamento che possa in qualche modo minacciarlo; le persone presenti, sentendosi osservate, lo guardano con sospetto e si mettono anche loro sulle difensive, dopotutto, chi non lo farebbe in presenza di un comportamento così inquietante? L’uomo li osserva e trova la conferma del fatto che hanno qualcosa contro di lui poiché lo stanno osservando con un’aria sinistra e magari sono intenzionati a nuocerlo e giocargli un tiro mancino, non si sente ben accetto, si sente rifiutato, sotto giudizio, vive in uno stato di ansia continua a causa di quegli sguardi intrusivi: ha appena inventato una realtà sulla base delle sue credenze.
Il dubbio diventa più fitto, pervade l’intera esistenza, si trasforma in sospetto, è il principio della paranoia.
Nel gergo comune la parola “paranoia”è utilizzata per descrivere una forte preoccupazione, uno stato di angoscia o di noia, una serie di preoccupazioni inutili e di credenze deviate, ma anche semplicemente una persona ansiosa, apprensiva o che attua posizioni vittimistiche.
Una certa diffidenza nei confronti del prossimo, specie per le persone che mirano al raggiungimento di mete molto elevate, aiuta ad evitare di cadere in trappole che i colleghi, talvolta anche senza volerlo, costruiscono per invidia o per spirito di competizione; un uomo importante, o benvisto da una persona importante, per esempio, è effettivamente nella posizione di suscitare invidia. In questi casi, nei quali i probabili nemici esistono davvero, è clinicamente impossibile non essere un po’ paranoici. I veri paranoici, invece, non si fidano di nessuno, solo di loro stessi, questo li porta a pensare che nessuno verrebbe in loro aiuto nel momento del bisogno, pertanto si guardano bene dal chiederlo, non si confidano e non entrano in intimità molto facilmente poiché temono che le informazioni rilevate possano essere utilizzate contro di loro. Un errore di una persona è interpretato come un imbroglio nei suoi confronti, una battuta scherzosa diventa un attacco, un complimento diventa un modo elegante di esprimere una critica, un’offerta d’aiuto, anche se ricevuta da una persona cara, si trasforma in una dichiarazione di incapacità. Questo atteggiamento si riscontra anche in molti detti e proverbi, che il più delle volte incarnano l’ottusità e non la saggezza popolare; essi suggeriscono che esistono casi in cui è bene non fidarsi del prossimo, dopotutto “fidarsi è bene, non fidarsi è meglio”e non si può contare sull’aiuto altrui quindi “chi fa da sé fa per tre”e neanche bisognerebbe fidarsi troppo delle persone care perché, si sa, “parenti serpenti”.
L’obiettivo della conferenza è di illustrare concretamente come riconoscere i segnali di disagio in queste persone, in modo tale da prevenire che il seme del dubbio si trasformi in certezza e in isolamento dai contesti sociali.
Lunedì 23 maggio 2011, ore 21.00
Come riconoscere e trattare i disturbi alimentari
Anoressia ed Exercise, Bulimia Nervosa, Binge Eating e Vomiting
“Se te lo concedi lo puoi evitare, se non te lo concedi sarà irrinunciabile”
I disordini alimentari sono oramai sempre più diffusi oggigiorno. È facile vedere per strada ragazzine gravemente sottopeso, il loro aspetto sconvolge al solo sguardo, specie se si pensa che molte di loro provano piacere nella pratica del mangiare e vomitare.In una società basata sull’apparenza e su pessimi modelli estetici, i canoni della bellezza vengono distorti a tal punto da far credere a queste persone che più si è esili e sottopeso, più si è visti come personaggi eterei, quasi fuori dal mondo reale.
Sulla base di ciò si può comprendere come siano nate migliaia di teorie che propongono altrettante spiegazioni volte a promuovere le cure più disparate e le medicalizzazioni più estreme, fino ad arrivare a veri e propri ricoveri in cliniche specializzate che prevedono l’inserimento di un sondino dal naso per iniettare direttamente le sostanze nutritive all’interno del corpo delle pazienti a rischio di morte. Tali disturbi, figli di una società opulenta basata sul consumo, si possono riscontrare in tutte le culture che raggiungono uno stato di benessere; sono inesistenti in ambienti in cui il cibo è una necessità primaria, ma si presentano appena la situazione economico-sociale si eleva ad uno status di migliore qualità di vita. Riguardo alle teorie di riferimento c’è chi li riconduce, sulla base di orientamenti di tipo psicoanalitico, a traumi sessuali infantili, chi ne esalta il valore di dipendenza, chi ne fa una questione genetico-biologica e chi la riconduce a insane relazioni familiari, tutte teorizzazioni che forniscono differenti spiegazioni ma poche soluzioni.
Sulla base della ricerca-intervento svolta all’interno del Centro di Terapia Strategica di Arezzo su migliaia di casi clinici risolti, partendo dalle soluzioni che funzionano per arrivare ad una diagnosi, si è giunti a delineare un protocollo di trattamento in continua evoluzione che ha permesso anche di svelare alla comunità scientifica il ruolo della pratica del mangiare e vomitare, non più vista come soluzione per il mantenimento del sottopeso, né come soluzione al senso di colpa derivante da un’abbuffata, ma come una perversione basata sul piacere. Sulla base della nostra esperienza possiamo assicurare che da tali disturbi si può guarire e lo si può fare anche in tempi brevi, senza per forza dover ricorrere a programmi di trattamento bruschi né a psicoterapie infinite.
L’obiettivo della conferenza è di illustrare concretamente come individuare i primi segnali di questi disturbi, cosa è necessario fare, come sarebbe più utile comportarsi, come queste tipologie di complicati problemi umani si alimentano, si mantengono e, soprattutto, come possono essere risolti in tempi brevi.
Dr. Giulio De Santis
PSICOLOGO – PSICOTERAPEUTA
Specialista in
PSICOTERAPIA BREVE STRATEGICA
Affiliato al CTS di Arezzo diretto dal Prof. Giorgio Nardone
Coordinatore CTS – Bologna
Riceve a: Milano, Bologna, San Benedetto del Tronto
Tel.: 3333763710 e-mail: desantisgiulio@gmail.com